Che poi non era una controllora ma il capotreno

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Il treno delle 8.31 è stato cancellato stamattina. Fa nulla, mi dico, prendo quello delle 8.37. Arriva prima, il treno delle 8.37, arriva due minuti prima, miracolo. E arriverà a Napoli poi in anticipo, altro miracolo. Nel frattempo succedono cose.
Mentre si aprono le porte vedo la controllora (si scriverà così secondo la moderna sensibilità? O è meglio scrivere il controllore donna? Non saprei, comunque era una ragazza, alla fine e comunque ho guardato su internet, wiki dice che controllora è il femminile di controllore) che scende dal treno quasi bestemmiando perché qualcuno non aveva fatto il biglietto. Entro, vedo tre ragazzi neri seduti insieme, uomini più che ragazzi, e molto neri, saranno etiopi o giù di lì. Mi accorgo di pensare che forse sono loro a non aver fatto il biglietto, e mi faccio schifo per il mio riflesso leghista. Nel frattempo sale un signore, si avvicina e dice “Sta troppo casino qui, sta troppo casino qui” e si allontana verso un’altra carrozza.
La controllora non interagisce con i signori neri, controlla i biglietti ad altri, forse non erano loro quelli che non avevano il biglietto, mi sa.
Il treno arriva alla stazione successiva, nel frattempo, si aprono di nuovo le porte ed entra un sacco di gente, visto che il treno immediatamente prima è stato cancellato mi pare pure ovvio.
Sale un signore, molto anziano, con un bastone. Io manco ci faccio caso. Sto in piedi, con il mio monopattino, in un angolino.
All’improvviso vedo che dei ragazzi dicono al signore che c’è un posto per sedersi, mi pare strano vista la ressa. Infatti non era libero il posto, uno dei signori africani si è alzato, si è spostato ed ha fatto sedere il signore anziano.
Il signore anziano ringrazia con un gesto del capo, e un piccolo gesto con la mano destra libera dal bastone. I signori neri trovano un altro assetto, quello di loro che si è alzato si mette vicino alla parete del treno, si appoggia là, e chiacchierano, ed intanto cacciano i biglietti, si fanno domande su questi biglietti.
Quindi ce li hanno.
E io mi vergogno ancora di più del riflesso di prima.
Nel frattempo ritorna dall’altra carrozza il signore del casino.
Torna, si avvicina a me, dice: “Sta troppo casino qui, sta troppo casino qui” e si allontana verso un’altra carrozza.
C’è troppo casino qui.
Troppo casino.

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